I capperi delle Eolie diventano DOP

“Struttura solida, forma sferica o leggermente appiattita con apice pronunciato, superficie glabra, colore verde tendente al senape con striature violacee, privi di sostanze estranee visibili, calibro non inferiore a 4 mm per i capperi e non superiore a 20 mm per i cucunci, sapore intenso e pungente, odore aromatico, forte, senza alcuna inflessione di muffa o odori estranei”.
Ecco l’identikit del cappero perfetto secondo il disciplinare per il Cappero delle Isole Eolie DOP.

Qualità garantita e certificata, dunque, sia per i “capperi”, cioè i boccioli fiorali, sia per i “cucunci”, che sono i frutti (quelli che crescono dopo la fioritura) della specie botanica Capparis spinosa.

Il marchio del consorzio di tutela del cappero delle Eolie DOP

In commercio si troveranno in due modi di conservazione: “al sale marino” e “in salamoia”, in contenitori di varie capacità e materiali.
Anche il confezionamento dovrà avvenire nella zona delimitata di produzione, per garantire il mantenimento delle caratteristiche genuine del prodotto.

La zona di produzione (e confezionamento) del prodotto adesso certificato è identificata dall’intero territorio del Comune di Lipari – comprendente le isole di Lipari, Vulcano, Filicudi, Alicudi, Panarea, Stromboli – e dei Comuni di Santa Marina Salina, Malfa e Leni nell’isola di Salina, in provincia di Messina.
La domanda per l’ottenimento della denominazione di origine protetta era stata presentata in sede europea nel novembre del 2019 e dall’8 maggio sarà ufficiale.

Il consorzio, di cui fanno parte circa 60 produttori, ha dunque superato l’iter comunitario e soprattutto vinto una sorta di battaglia interna, visto che inizialmente i produttori di capperi di Salina si erano opposti, rivendicando la titolarità dei ricercati boccioli: non volevano dividere l’etichetta con le altre isole dell’arcipelago.
Ma adesso – è evidente – dovranno.
Querelle di questo genere non erano nuove nelle Isole Eolie: quando il cappero di Pantelleria ha ottenuto l’Igp nel 1996 era stata proposta anche per quella di Salina, ma allora i produttori non trovarono un accordo sul disciplinare e non riuscirono a riunirsi in un consorzio.

In ogni caso le singole origini saranno valorizzate nella loro identità perché il disciplinare prevede anche la possibilità per i produttori o i venditori di inserire in etichetta l’isola di origine dei capperi stessi.

di Eleonora Cozzella
Fonte: www.repubblica.it

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